I PRIMI GRANDI MAESTRI DEL KARATE

Nel febbraio del 1609 il clan giapponese dei Satsuma intraprese una campagna militare nell’arcipelago delle Ryu-Kyu, riuscendo in breve tempo ad occupare tutto il regno. A maggio i samurai conquistarono il castello di Shuri e il re si arrese mettendo così fine per sempre all’indipendenza di Okinawa. I signori giapponesi di Satsuma mantennero l’interdizione delle armi istituita dal re di RyuKyu un secolo e mezzo prima e stabilirono anche grazie a questo strumento un forte dominio sull’isola, destinato a perdurare per quasi tre secoli.
In quel periodo a Okinawa l’arte del combattimento a mani nude, l’okinawa-te (= la mano di Okinawa), era praticata soltanto da chi apparteneva alla nobiltà e tramandata oralmente, proprio per conservare il prestigio di quest’arte, anche come segno distintivo di appartenenza ad un rango elevato. Tuttavia, nel corso del tempo, i nobili si impoverirono e a poco a poco furono costretti ad orientarsi verso l’artigianato, il commercio e talvolta anche verso l’agricoltura per avere il necessario sostentamento. Possiamo presupporre che in tal mondo, lentamente, nel tempo, parallelamente a questi mutamenti sociali, l’okinawa-te sia penetrato anche nelle altre classi sociali.
La pratica dell’Okinawa-te andò avanti nel corso dei secoli e all’incirca alla metà del ‘700, Teruya Kanga, figlio di una nobile famiglia di Okinawa, nato nel quartiere di Shuri, tentò di mettere ordine nella disciplina ed è quello che noi oggi concepiamo come il primo maestro di karate storicamente riconosciuto. Egli si recò spesso in Cina come capo delle delegazioni inviate per il pagamento dei tributi e lì apprese molte tecniche delle arti marziali cinesi e ne vide l’influenza sull’arte marziale di Okinawa. A lui si deve quindi anche l’invenzione del termine tode (= mano cinese) per indicare quello che sarà poi chiamato karate, proprio per sottolineare l’influenza che il kenpo cinese ha avuto sull’arte di Okinawa.
Tuttavia, bisogna aspettare ancora qualche decennio per avere una vera e propria scuola di tode per opera del maestro

Sokon Matsumura, nato nel 1809, divenne guardia del corpo del re di Okinawa a soli 20 anni e a 24 ottenne il privilegio di recarsi in Giappone, dove in due anni ottenne l’abilitazione all’insegnamento; ebbe modo di studiare il kenpo cinese durante gli svariati viaggi che fece in Cina in qualità di delegato del re di Okinawa e ovviamente fu anche esperto delle tecniche di lotta autoctone dell’isola e per questo è considerato allievo di Kanga anche se mancano documenti che rendono sicuro questo dato. Dopo aver lasciato il servizio pubblico, iniziò a insegnare i suoi principi di autodifesa a Shuri e il suo intervento nella storia del karate è importantissimo: sembra che a lui si debba la prima forma dei kata bassai e l’invenzione del makiwara come attrezzo per l’allenamento del tode. Tra i suoi allievi figurano Anko Asato, Anko Itosu e Gichin Funakoshi che avranno un ruolo determinante nei decenni successivi. Lo stile di Matsumura fu chiamato Shuri-te perché appunto la scuola aveva sede a Shuri.
Nel 1853 nacque a Naha Kanryo Higaonna; all’età di 16 anni si recò in Cina dove rimase per 15 anni e dove studiò approfonditamente le arti marziali. Quando tornò a Okinawa anche lui si dedicò all’insegnamento della sua disciplina, che si chiamò Naha-te. Suoi allievi furono Chojun Miyagi e Kenwa Mabuni, a loro volta padri fondatori di due odierni stili di karate, rispettivamente del Gojo-ryu e dello Shito-ryu.

 

 Nel 1901 si recò a Okinawa un commissario scolastico giapponese; in suo onore vennero effettuate delle esibizioni di tode dal maestro Itosu, allievo di Matmasura, con lo scopo di inserire questa disciplina nel programma scolastico di educazione fisica. Itosu riuscì nel suo intento e il tode iniziò ad essere insegnato nelle scuole di Okinawa. Itosu si rese anche conto che i kata antichi erano troppo lunghi e difficili per essere insegnati nelle scuole e quindi creò dei kata di base didattici, a noi noti con il nome di Heian. Inoltre per rendere le tecniche più sicure per dei giovani praticanti, per evitare che qualche studente poco disciplinato potesse usarle nella vita quotidiana, Itosu modificò tecniche e posizioni per renderle meno utilizzabili fuori dalla scuola.
Itosu dette avvio a un cambiamento fondamentale: fino ad allora il tode era un insegnamento individuale, insegnato da un maestro ad un singolo allievo e invece da allora divenne una sorta di educazione di massa, anche se finalizzata soprattutto al miglioramento delle condizioni fisiche e di salute dei giovani okinawensi.
Contemporaneamente ci fu anche un grande cambiamento culturale all’interno dell’isola di Okinawa perché l’isola nel 1868 divenne prefettura giapponese e dal 1875 venne a far parte ufficialmente parte del Giappone. Da allora iniziò un veloce processo di nipponizzazione della cultura, cercando di cancellare il più possibile ciò che testimoniava gli antichi rapporti con la Cina. Prima di tutto vennero cambiate le parole e visto che in Giapponese tode si pronuncia karate, venne sempre più speso utilizzato questo termine per indicare la nuova disciplina.

 

Grazie a Eleonora Civai per la passione e la ricerca che ha arricchito la nostra conoscenza e messo tutto a disposizione del Dojo.

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