ETIMOLOGIA KARATE

Il sistema di scrittura giapponese prevede l’utilizzo di tre tipi di caratteri, tra cui i kanji, di antica derivazione cinese. I kanji sono logogrammi, ovvero grafemi a cui corrisponde non un suono (come nella nostra scrittura fonetica), ma una parola. Poiché derivano dalla lingua cinese, che possiede molti più suoni rispetto al giapponese, capita che ad alcuni kanji corrispondano più letture e che una stessa pronuncia corrisponda a più kanji.
In origine la nostra arte marziale era denominata tode (to=cinese, de/te=mano), “mano (to) della Cina”, in virtù dell’influenza esercitata dal wushu cinese sulle tecniche di difesa okinawensi.

Poiché il kanji per to si legge anche kara e poiché esiste per il suono kara anche un altro kanji, che però significa “vuoto”, all’inizio del XX secolo, parallelamente al processo di nipponizzazione di Okinawa e alla volontà del governo giapponese di cancellare ogni impronta cinese dalla cultura okinawense, si sviluppò la tendenza sempre maggiore ad utilizzare il nome karate, nel significato di “mano vuota”, per il non utilizzo di armi, ma anche, come spiegò G. Funakoshi in riferimento alla filosofia zen:

“Shiki soku ze ku

Ku soku ze shiki”

che significa:

“Tutti gli aspetti della realtà visibile equivalgono al vuoto (nulla),

Il vuoto (nulla) è l’origine di tutta la realtà”

 

Grazie a Eleonora Civai per la passione e la ricerca che ha arricchito la nostra conoscenza e messo tutto a disposizione del Dojo.

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